La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 27417 del 20 novembre 2017, ha confermato che ogni coerede ha il diritto di riscuotere la propria quota di crediti ereditari senza il consenso degli altri coeredi. Questo principio è fondamentale nella gestione dei conti correnti e dei conti deposito cointestati a seguito del decesso di uno dei titolari.
Contesto e Fatti di Causa
Dopo la morte di C.A., le eredi T.V., C.E. e R. hanno richiesto a Intesa Sanpaolo S.p.A. il prelievo delle somme depositate su conti cointestati. La banca ha opposto un rifiuto, adducendo la necessità del consenso di tutti i coeredi, e ha proceduto autonomamente all’acquisto di nuovi titoli.
Giudizio di Primo Grado e Appello
Il Tribunale di Venezia ha riconosciuto la comunione ereditaria sul 50% del saldo dei conti, condannando la banca e il coerede dissenziente al risarcimento. La Corte d’Appello ha invece riformato la sentenza, rigettando la domanda delle eredi e condannandole al rimborso delle spese legali.
Principi di Diritto
Richiamando la sentenza delle Sezioni Unite n. 24567/2007, la Cassazione ha chiarito che i crediti ereditari rientrano nella comunione e devono essere divisi tra i coeredi. Tuttavia, ciascun coerede ha il diritto di riscuotere la propria quota senza necessità del consenso degli altri, evitando così un litisconsorzio necessario.
Accogliendo il ricorso delle eredi, la Cassazione ha stabilito che la riscossione della quota di credito ereditario può essere effettuata anche da un solo coerede, senza il consenso degli altri. La sentenza è stata cassata con rinvio alla Corte d’Appello di Venezia per un nuovo esame. Questa decisione rappresenta un’importante conferma del diritto dei coeredi alla gestione autonoma delle proprie quote di crediti ereditari, semplificando le procedure di riscossione e garantendo una maggiore tutela dei diritti successori.
La sentenza n. 27417/2017 della Cassazione offre un chiarimento significativo sulla gestione dei crediti ereditari, affermando il diritto di ciascun coerede alla riscossione della propria quota indipendentemente dal consenso degli altri. Questo principio è cruciale per una corretta amministrazione delle successioni e per la tutela degli interessi individuali dei coeredi.