La questione degli autovelox torna prepotentemente al centro del dibattito giuridico con due importanti pronunce che stanno ridefinendo il panorama sanzionatorio stradale. La distinzione tra “approvazione” e “omologazione” degli strumenti di rilevamento della velocità non è più una sottigliezza tecnica, ma diventa il discrimine fondamentale per la validità delle sanzioni.
La Svolta Della Suprema Corte
L’ordinanza della Corte di Cassazione n. 12924/2025, depositata il 14 maggio scorso, ha consolidato definitivamente un orientamento che era già emerso con chiarezza nella precedente pronuncia n. 10505/2024. Il messaggio è inequivocabile: le apparecchiature autovelox devono essere non solo approvate, ma specificamente omologate per poter costituire fonte di prova valida nelle sanzioni per eccesso di velocità.
La vicenda esaminata dalla Suprema Corte riguardava un automobilista che aveva ricevuto tredici verbali per superamento dei limiti di velocità, tutti rilevati con apparecchiature che, pur essendo state approvate e regolarmente tarate, non avevano mai ottenuto la specifica omologazione ministeriale. Il Tribunale di Modena aveva inizialmente respinto l’opposizione, ma la Cassazione ha ribaltato completamente il quadro, annullando tutti i verbali.
Quando il Giudice di Pace Cambia Rotta
Particolarmente significativa è la recente sentenza del Giudice di Pace di Dolo del 4 giugno 2025, che dimostra come anche i giudici di merito stiano rapidamente allineandosi al nuovo orientamento della Suprema Corte. Il Giudice ha infatti annullato un verbale da 191,62 euro per eccesso di velocità, nonostante in precedenza avesse ritenuto equivalenti i due procedimenti in altre decisioni confermate anche dal Tribunale di Venezia.
Il caso di Dolo rappresenta un esempio paradigmatico di come la giurisprudenza si stia evolvendo. L’apparecchiatura utilizzata (Velocar Red&Speed-EVO-L1R) era dotata di regolare decreto di approvazione ministeriale e certificato di taratura, elementi che fino a poco tempo fa venivano considerati sufficienti dalla maggior parte dei giudici. Tuttavia, il Giudice di Pace ha riconosciuto con onestà intellettuale che “preso atto del nuovo orientamento della Suprema Corte, ritiene di applicare i principi espressi dalla stessa“.
Le Ragioni Tecniche di una Distinzione Fondamentale
La differenza tra approvazione e omologazione non è meramente formale, ma sostanziale. L’omologazione rappresenta una procedura tecnico-amministrativa più rigorosa, finalizzata a garantire la perfetta funzionalità e precisione dello strumento attraverso test approfonditi che autorizzano la riproduzione seriale dell’apparecchio. L’approvazione, al contrario, è un procedimento più semplice che non richiede la comparazione del prototipo con caratteristiche tecniche specifiche previste dai regolamenti.
Come chiarito dalla Cassazione, questa distinzione è codificata nell’articolo 142, comma 6, del Codice della Strada, che stabilisce inequivocabilmente che “per la determinazione dei limiti di velocità sono considerate fonti di prova le risultanze di apparecchiature debitamente omologate“. La norma non parla di “approvate”, ma espressamente di “omologate”.
L’Inefficacia delle Circolari Ministeriali
Un aspetto cruciale della recente giurisprudenza riguarda il valore delle circolari ministeriali che hanno tentato di equiparare i due procedimenti. La Corte di Cassazione ha chiarito in modo definitivo che tali atti “non possono avere un’influenza sul piano interpretativo a fronte di una chiara esegesi basata sulle fonti normative primarie“.
Anche la circolare del Ministero dell’Interno del 23 gennaio 2025, che si uniformava a un parere dell’Avvocatura Generale dello Stato suggerendo un’identità tra le due procedure, viene considerata dalla Suprema Corte come un “mero atto amministrativo non provvedimentale” privo di valore normativo. Le circolari ministeriali, per quanto autorevoli, non possono derogare o interpretare in modo difforme una chiara disposizione di legge.
Implicazioni Pratiche per Cittadini e Amministrazioni
Questo orientamento giurisprudenziale apre scenari significativi sia per gli automobilisti che per le Amministrazioni. Da un lato, tutti coloro che hanno ricevuto sanzioni rilevate con autovelox privi di specifica omologazione possono fondatamente opporsi ai verbali, con buone probabilità di successo. Dall’altro, le Amministrazioni si trovano nella necessità urgente di verificare la conformità della propria strumentazione, non limitandosi ai decreti di approvazione ma accertando l’esistenza di autonomi provvedimenti di omologazione.
Prospettive Future
L’evoluzione giurisprudenziale in corso rappresenta un importante rafforzamento del principio di legalità nel settore delle sanzioni stradali. Le Amministrazioni dovranno necessariamente adeguarsi, dotandosi di strumentazione che abbia superato tutti i controlli previsti dalla legge, inclusa la specifica omologazione ministeriale.
Per gli automobilisti, si apre invece una fase di maggiore tutela dei diritti, con la possibilità concreta di contestare sanzioni basate su strumentazione tecnicamente inadeguata secondo i parametri normativi. La trasparenza e il rigore tecnico diventano così elementi imprescindibili per la validità degli accertamenti delle violazioni stradali.
La strada tracciata dalla giurisprudenza di legittimità appare ormai definita e difficilmente reversibile: solo gli autovelox specificamente omologati potranno continuare a essere utilizzati per le sanzioni, garantendo quella certezza del diritto e affidabilità tecnica che la normativa primaria richiede espressamente.